[…] Una fotografia non dice solo ciò che è stato, ma anche quel che ancora dovrà essere, non è solo una profezia alla rovescia, come Cassandra, ma con gli occhi fissi al passato, bensì ha in sé i tratti del proprio stesso mutamento, come i segni di una mano allo sguardo inquietante di una zingara […]
Anánkē Nella Tarantino Una fotografia non dice solo ciò che è stato, ma anche quel che ancora dovrà essere, non è solo una profezia alla rovescia, come Cassandra, ma con gli occhi fissi al passato, bensì ha in sé i tratti del proprio stesso mutamento, come i segni di una mano allo sguardo inquietante di una zingara. La dimostrazione di quel che è effettivamente stato diventa premonizione, la realtà incontrovertibile un’emulsione del tempo, una magia che oltrepassa il dato storico, la realtà, e preannuncia quello che poi sarebbe stato, o ancora dovrà essere, non solo la risurrezione di quel che è scomparso, bensì la trama impercettibile di un destino. L’ “È stato” del ritratto si prepara a quel che poi avrebbe dovuto essere, lineamenti ed espressioni rivelano differenze misteriose, preannunciano sogni ed ambizioni, fughe ossessioni e malinconie, l’anima si dischiude e apre al desiderio, preannuncia la vita futura, sospetta della sua morte.1 Riesco a leggere, in una tua fotografia, nei tratti del tuo volto, le occasioni che ti si presenteranno? E tu, saprai riconoscerle? Avrai fortuna? E quando sarà tempesta? Finalmente scioglierai l’enigma, ti inoltrerai nel labirinto fino a risalirne gli inganni dell’oscurità, e rialzare le vele del ritorno? Vincerai finalmente l’invidia degli antichi dèi, circondato dal lamento dei morti? Ti guiderà il tuo angelo o non sarà il suo il volto trasfigurato e mentitore di una menade, annunciatrice di morte?2 Riuscirò a leggere nel tuo volto , ritratto di una fotografia, quel che sarà il tuo volto domani? 3 Dissezionarne la carne, come Democrito la carne d’animale, non per costruire finte meccaniche causali, ma per inoltrarmi nella natura della tua anima, avvertire gli accidenti, e l’imprevisto, gli errori e gli inganni che inevitabilmente incontrerai.4 Affinchè la tua anima si riconosca, e si liberi. Io so che un solo istante racchiude il germe di molti anni a venire e quasi della nostra storia intera… gli indizi di rado ingannano. Tutto quel che noi saremo siamo in quel volto, in quella fotografia. E forse potrà essere che, nel riguardarmi io stesso, non mi riconosca, ora che sono un altro e il mio vero volto era il volto di quello che solo ora io sono, e non la maschera che io indossavo allora? E quel che è stato poi, era nelle nostre decisioni e azioni future, o non era già avvolto nella materia densa del tempo? O forse, oggi, non la sopportiamo più quella nostra fotografia di un po’ di tempo fa, e la vorremmo strappare come vorremmo cancellare quel tempo in cui non abitiamo più o forse perché quel tempo e quello che noi eravamo ora noi lo abbiamo irrevocabilmente tradito? Eppure, da un volto può poi sempre risalirne un altro, da una persona apparirne una seconda, un’altra fotografia che copre e sostituisce la prima, l’immaturo e il non compiuto, questo è il maggiormente insondabile. Tuttavia da quei tratti finisce per apparire qualcosa quasi sempre seppur oscuro e così poco definito… la penombra si apre il passo e percepisce… un’interruzione, un lampo, qualcosa di molto minuzioso che tanto ci dice degli anni a venire. Di noi stessi, o d’un altro, se cadrà nel male o se non ci farà mai del male: perché gli uomini portano le loro probabilità all’interno delle loro vene, ed è solo questione di tempo.5 E quali saranno, o non saranno, le parole che pronunceranno quelle labbra che ora guardo, silenziose socchiuse nella tua nobile posa. Finalmente taci, solo ora taci, nel silenzio immerso della tua figura, solo ora interrompi il tuo parlare funesto, solo ora così lontano nel tempo, solo ora così uguale a colui che Anánkē aveva già disegnato da così tanto tempo, solo ora, e per sempre, tu, fotografia silenziosa, e lontana, della tua stessa morte. 1. Roland Barthes, La camera chiara, Torino, 1980 2. Aby Warburg, Per monstra ad sphaeram, Milano 2014 3. Javier Marías, Il tuo volto domani, 1. Febbre e lancia, Torino, 2003 4. Franco Battiato, La cura, 1996 5. Javier Marías, op. cit.